Il territorio

Il fiore dell'Elicriso, altra meraviglia nella meraviglia del Parco della Giara (Sardegna)

L'helichrysum italicum ed altre meravigliose essenze pervadono l'atmosfera ed inebriano i sensi di coloro che salgono da Gesturi fino all'altopiano del Parco della Giara, in particolare proprio all'elicriso, pianta con una profumazione mista tra liquirizia e curry e con tante proprietà terapeutiche, si lega la leggenda che gli ha fatto meritare il nome di "Scova de Santa Maria"

Si può iniziare la salita da Gesturi, senza che si intraveda quello che aspetta al visitatore che si inoltra per "La Giara". Un po’ di strada per una sorta di allenamento prima di arrivare al pianoro delle meraviglie. E lì, davvero, il tempo si è fermato nel silenzio, anche se chi sa ascoltare distingue subito il fruscio del vento, a volte leggero in altri momenti impetuoso, riconosce il cinguettio degli uccelli, qualche nitrito in lontananza. E se si sceglie la stagione giusta, tutto è condito da uno sterminato stagno, un lago, pieno di fiori, pieno di profumi da rimanerne intontiti. È La Giara, che, con la sua bellezza, avvolge ogni turista, ogni visitatore. L’arrivo dei "cavallini”, piccoli, unici, danno un’altra pennellata dell’irreale luogo grosso modo al centro della Sardegna meridionale, animali che si lasciano avvicinare se scorgono disponibilità. Si cammina nei sentieri, alla Giara tutto è ben organizzato, incontrando in ogni angolo una qualche novità, una sensazione che non si credeva nemmeno esistesse, come l’odore di liquirizia, che si porta dietro una leggenda. Intanto la pianta si chiama elicriso o "helichrysum italicum", che in loco viene nominato in "scova de Santa Maria", perché proprio la Mamma del Signore vi pose ad asciugare i panni di Gesù. Da quel momento la pianta ha emesso un profumo bellissimo. Leggenda o meno l’elicriso connota, in maniera positiva, i profumi dell’intera Giara. E le querce da sughero? Sono tutte storte, con una caratteristica postura, che segna l’intrusione del vento, del maestrale, per la precisione, che vuole dare la sua pennellata. Era un vulcano, chissà quanti milioni di anni fa e l’attività lavica ha dato una impermeabilità a tutto l’altopiano, ecco perché l’acqua ristagna, ecco perché si formano, come detto, i "Paulis” o laghi nel cui interno nascono e prolificano rane, rospi e crostacei e che servono anche ai cavallini per bere, mentre d’estate alimentano anche i fiori bianchi. Tutto è protetto e non potrebbe essere altrimenti in quel paradiso unico che però si mantiene con difficoltà. Tanto per dire: i cavallini sono solo cinquecento, un buon numero, ma che dovrebbe crescere per metterli al riparo da qualsiasi evenienza. La Giara è detta di Gesturi perché quel comune ne amministra la quasi totalità. Ma una fetta di terreno arriva anche davanti ai "Palazzi Comunali” di Tuili, GenoniSetzu. Va da sé che la Gestione del Parco della Giara sia unitaria e che tenda esclusivamente alla conservazione delle bellezze che la natura ha voluto lasciare sulla Giara.

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