Il territorio

La Barraca o Pinnetta, punto di riferimento e rifugio di pastori un tempo, ora attrazione turistica

Erano i rifugi invernali dei pastori, dei loro animali, spesso punti di produzione dei prodotti caseari o per la mungitura ed affondano le loro origini in epoca probabilmente nuragica, ora le Barrache, pinnette o pinnettu sono divenute punti di interesse turistico, per viaggiare nel tempo, immersi in un contesto meraviglioso come quello dei paesaggi che La Giara è in grado di regalare

Se ne trovano ancora, risalenti al tempo in cui, fare il pastore era davvero faticoso, con l’abbandono delle proprie case per mesi. Le "pinnette” o "barrache”, secondo altri dialetti, si spargevano lungo il territorio intorno a Tuili ed erano il punto di ristoro per i pastori, dove si poteva trovare riposo, magari per ripararsi dai temporali. 

Zona complicata La Giara e tutto il territorio che la contorna, mitigata da una bellezza senza tempo. Però ai pastori interessava più la presenza della pinnetta: per una sorta di accordo comunitario, chiunque ne avesse visto un deterioramento era chiamato a metterci le mani, a ripristinarla il più possibile, per lasciare un riparo a chi veniva dopo. La costruzione delle barrache è quanto di più semplice con una piccola stanza realizzata a pietra ed un tetto o di paglia o di altro materiale, qualche volta anche di bandone di lamiera, per dare una protezione. E se adesso in Sardegna vanno di moda le "piantine” che indicano le spiagge, per i pastori è necessario conoscere invece la disposizione delle "barrache” del territorio. Per loro una vita dura, che adesso sembra essere scomparsa del tutto, finalmente, lasciando le barrache al ricordo ed al turismo, un turismo che si abbevera a Tuili anche con la Giara, la spettacolosa oasi dove si trova di tutto quello che è bello in natura, a cominciare dai cavallini, piccoli, autoctoni, che sono riusciti a sopravvivere in libertà, alle tante prove… o ai grandi laghi, che si formano con la pioggia e che diventano la casa di microrganismi antichissimi. Certo i pastori avevano poco tempo per vedere le bellezze che li circondavano: c’era da organizzare le migliaia di pecore, i trasporti dei prodotti nei paesi. Annusare il tempo, per capire se era il caso di andare verso la prima barraca oppure rimanere, nell’estate, all’addiaccio, in mezzo ai propri animali. Chissà quante volte quella rude costruzione gli si è paventata come una stanza di un "grand hotel". Ora segnano il tempo e bene l’idea di mantenerle in vita per il ricordo di quando fare il pastore era come stare piantato nella natura.

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